Come funziona un compressore audio?

Comprimere un file o una traccia audio significa livellare gradualmente e dinamicamente un segnale. Questo oscilla di base fra rumore e suono basso.

Due sono i modi per portare l’audio a uno stato naturale in una registrazione:

  • la compressione verso il basso
  • la compressione verso l’alto

Comprimere comporta un equilibrio fra le due scale del suono.

Come si usa?

 Per utilizzarlo in modo corretto bisogna saperlo settare. Le impostazioni base sono queste:

  • treshold
  • ratio
  • attack
  • release

Il primo rappresenta la soglia in decibel da cui parte l’azione del compressore. Nell’attimo in cui il segnale si appaia allo soglia, il compressore entrerà in funzione e agirà sullo stesso. In questo momento è importante tenere sotto controllo il GR.

La seconda è la quantità di segnale che il compressore tenta di ridurre, quando la soglia è superata. L’ideale è tenerla su un range medio/basso.

L’attacco è la velocità e il tempo dell’azione del compressore. La sua funzione è controllare l’impatto iniziale dei segnali transitori. Possiamo avere un attacco lento, medio e veloce.

La release è il regolatore che determina l’azione del compressore: veloce o lenta. Nel primo caso smette di lavorare subito e genera un suono aggressivo. Nel secondo, il suono è più morbido, ma se troppo lento può causare danni al groove e ne risente l’ascolto della traccia.

Come si collega

Nel spiegare il collegamento del compressore, rivediamo rapidamente la catena audio.

Il mixer aiuta a instradare il suono audio in più canali o articolarlo per assegnare a un solo canale o a un insieme di canali effetti particolari.

Un microfono o un computer o qualunque altro strumento abbia già un’uscita audio è il secondo elemento.

L’equalizzatore è il terzo e serve a correggere i segnali artefatti.

Il compressore agisce sull’ampiezza dinamica del suono.

Infine ci sono i processori di effetti che possono aggiungere bassi o eco o ecc…

Il compressore va connesso al mixer attraverso l’uscita MON in entrata e in out va collegato con l’entrata del mixer stesso.

A questo punto per consentire al compressore di agire sui suoni del mixer e degli strumenti serve il potenziometro AUX MON su tutti i canali tranne quello dove è previsto il ritorno del compressore.

Impostazioni ideali del compressore

Nel regolarlo bisogna basarsi sui transienti, cioè sugli attimi iniziali ad alta energia di un suono nella forma d’onda che viene data a loro. A esserne influenzata è la qualità sonora.

Se viene sbagliata la compressione, il rischio è di ritrovarsi con una traccia troppo dinamica (suono squilibrato) o senza dinamica (troppo tambureggiante).

Un compressore deve conservare i caratteri dei transienti. Serve la giusta fusione fra alti e bassi di energia per la gradevolezza sonora.

Le indicazioni basilari per impostare un compressore riprendono i parametri che abbiamo visto poco fa.

La soglia non ha un indice numerico, ma va aggiustata basandosi su quale parte del segnale desideriamo ridurre. La cosa migliore è determinarla ascoltando il brano e adeguandola al volo.

La ratio influisce sulla riduzione del guadagno che il compressore applica quando il segnale supera la soglia. Meglio tenere il rapporto con questi valori:

  • 1,5:1 e 10:1

 L’attacco e il rilascio agiscono sull’istante in cui il compressore riduce il guadagno e si stoppa lavorando sul segnale.

Una buona norma è quella di sapere quali elementi del suono vogliamo dinamici e i tempi per trasformarli. Può essere utile sfruttare l’oscillazione del VU meter. Questo ci darà all’istante il tempo della musica e si capirà se si sta agendo correttamente.

La compressione ben fatta determina alla fine il risultato di un mixaggio e di un’uscita audio. È essenziale.